Potsdamer Platz: la piazza rinata

Veduta panoramica di Potsdamer Platz di notte - foto: Emilio Esbardo

di Stefania Labonia 

“Narra, musa del narratore, l’antica bambino gettato ai confini del nulla e fa che in lui ognuno si riconosca”Questo è ciò che Wim Wenders fa narrare al vecchio Homer ne “Il cielo sopra Berlino” (1987) che, girovago e solitario, perso nei suoi pensieri colti solo dall’angelo Cassiel che lo accompagna, attraversa con il bagaglio dei ricordi gli spazi vuoti di ciò che rimane di Potsdamer Platz nella Berlino divisa dal muro.



Un documento prezioso quello del film, nel quale appare l’alienante vastità del nulla delimitata dal Muro, che niente ha a che vedere con ciò che la piazza rappresentava negli anni antecedenti la seconda guerra mondiale, snodo viario principale della metropoli brulicante di vita e di attività commerciali.

Per comune genesi con altre piazze europee, Potsdamer Platz già nel Seicento è il luogo del mercato fuori dalle mura urbane, in cui avvengono gli scambi dei prodotti della campagna.

Nodo strategico per lo sviluppo dei traffici europei, in essa convergono arterie viarie extraterritoriali come la futura Potsdamer Straße, facente parte già dal medioevo della direttrice Parigi-Aquisgrana-San Pietroburgo.

I traffici commerciali aumentano dopo l’espansione demografica di Berlino con l’Editto sulla tolleranza di Potsdam e, la necessità di ampliare la cinta muraria per includere i nuovi borghi tra cui il più grande di Friedrichstadt, porta alla costruzione di nuove porte d’accesso alla città, tra cui la Potsdamer Tor sulla omonima strada che, nella metà del settecento, Federico il Grande fa ampliare e migliorare per raggiungere la reggia di Sansoucci.

Foto: Emilio Esbardo

A fine secolo la Potsdamer Straße è annoverata tra le migliori strade della Prussia. Da qui il nome ereditato dalla Potsdamer Platz, assunto definitivamente nei primi anni dell’Ottocento.

Non si può parlare tuttavia in questo caso di piazza nel senso classico del termine, essendo Potsdamer Platz uno snodo viario in cui convergono cinque importanti strade di connessione con il resto d’Europa.

Il primo spazio organizzato come piazza si consolida in quest’area con la realizzazione sulla Leipziger Straße e a ridosso delle mura, di un’area ottagonale a verde su cui sorge la nuova Potsdamer Tor (1824).


Foto: Emilio Esbardo

In seguito alla vittoria bellica su Napoleone, Schinkel si occupa della progettazione e realizzazione di quest’opera costituita non da un unico corpo neoclassico come la Brandenburger Tor, anch’essa eretta su una piazza, la Pariser Platz, ma prevedendo la realizzazione di due corpi di fabbrica gemelli in stile dorico sulla Leipziger Strasse, a segnare l’ingresso alla città.

La connotazione di grande slargo con cui sin dalla nascita si è caratterizzata l’area della Potsdamer Platz permane anche durante lo sviluppo urbano ottocentesco della Berlino fuori le mura. Il “quartiere dei milionari”, futura area delle ambasciate, compreso tra il Landwehrkanal e il parco urbano di Tiergarten, ad ovest della piazza, ha il suo fulcro nella St. Matthäuskirche, visibile ancora oggi e inglobata nel Kulturforum.

Foto: Emilio Esbardo

L’intera area si sviluppa e cresce intorno alle stazioni di posta schinkeliane e alla stazione ferroviaria Potsdamer Bahnhof (1838). Il Ringbahn intorno al perimetro urbano collega le varie stazioni cittadine; il traffico aumenta notevolmente con la demolizione delle mura nel 1866, implicando la riorganizzazione della stazione nel 1872 e una nuova costruzione nei primi del Novecento. La realizzazione delle due linee della U-Bahn tra il 1902 ed il 1908 e quella della S-Bahn nel 1939 trasformano la piazza da snodo viario a fulcro della nuova metropoli con ristoranti, alberghi, atelier, centri commerciali, teatri.

Il Grand Hotel Esplanade è solo un esempio dell’estremo lusso presente nei palazzi intorno alla piazza, visibile ancora oggi per una piccola parte rimasta in piedi dopo la guerra e ricollocata nel Sony Center. Posta sotto una bacheca, la Kaisersaal mostra lo sfarzo della Berlino degli anni Trenta.

Foto: Emilio Esbardo

La Weinhaus Huth, in Alte Potsdamer Straße, è anch’essa la testimonianza di ciò che questo luogo significava in quegli anni. In origine ristorante ed enoteca è stato il primo edificio ad essere costruito con una struttura in acciaio creata appositamente per sostenere il peso delle botti. Unico edificio ad essere rimasto in piedi dopo la guerra, ospita oggi uffici, un ristorante, un piccolo negozio di vini e una mostra d’arte contemporanea, la Sammlung Daimler Chrysler Contemporary.

Potsdamer Platz è stata anche il luogo di nuove sperimentazioni tecnologiche come il primo semaforo, la cui copia fedele è riprodotta nel centro della piazza, e la prima trasmissione radio nello stesso anno, la Vox Haus.
Lo splendore della piazza termina con la seconda guerra mondiale e con la guerra fredda. Rasa al suolo dai bombardamenti e divenuta confine e terra di nessuno, l’area della Potsdamer Platz vede il Muro come unico elemento verticale di questo non-luogo diviso tra americani, inglesi e russi.

L’alienazione descritta da Wim Wenders e il senso di non appartenenza che quest’area crea nei berlinesi e nei pochi turisti, attratti dalle piccole bancarelle di souvenir e dalle postazioni su cui ci si arrampica per vedere il volto di Berlino est, diviene un ricordo con la ricostruzione di Berlino dopo la caduta del Muro e la conseguente riunificazione della Germania.

Potsdamer Platz diventa il centro dello sviluppo urbano tra est ed ovest. Il masterplan del 1991 esprime un’idea sommaria di ciò che Potsdamer Platz dovrà tornare ad essere. Si adotta come nuova struttura urbana il modello polifunzionale berlinese, con una varietà di destinazioni d’uso, quali residenze, attività commerciali, uffici, centri culturali e di divertimento, collegati dal traffico veicolare e da aree pedonali.

Ai tanti architetti che realizzeranno le loro opere viene lasciata la scelta delle architetture. Renzo Piano ed Helmut Jahn si occupano rispettivamente del centro Daimler-Benz, oggi Daimler-Chrysler, e del centro Sony.

Nel 1992 Potsdamer Platz si trasforma nel più grande cantiere d’Europa e i due progetti di ricostruzione dei due architetti hanno un’impronta totalmente diversa: l’uno è la realizzazione di un paesaggio urbano costituito da 19 differenti edifici attraversati da percorsi interni, l’altro in vetro e acciaio organizzato intorno ad una piazza interna, esprime la sua totale unità nella forma.

Il progetto di Piano, in collaborazione con l’architetto Christoph Kohlbecker, dà vita a un frammento di tessuto urbano in cui il pedone attraversa le piazze e i luoghi d’incontro lungo i marciapiedi, trovando riparo dal traffico delle arterie principali che corrono all’esterno dell’isolato; i diversi edifici, in sequenza da Potzdamer Platz al Landwehrkanal, sono uniti dalla pensilina vetrata del centro commerciale dell’Arkaden e hanno come elemento unificante un rivolo d’acqua che scorre all’interno del quartiere.

Il punto d’ingresso al quartiere sulla Alte Potsdamer Straße è segnato dai due grattacieli in mattoni rossi costruiti da Werner Kollhoff. Sulla cima del grattacielo ad ovest si trova la terrazza Panorama Punkt raggiungibile con l’ascensore più veloce d’Europa.

La parte finale del lotto a Sud è invece occupata da un edificio in mattoni sormontato da un dado verde, noto come la Debis-Haus, progettato con soluzioni ecologiche da Piano e Kollhoff. Si tratta di un edificio con una “pelle” di lamelle regolabili tali da consentire una ventilazione naturale, con i tetti a giardino che raccolgono l’acqua piovana in cisterne, distribuendola nei servizi igienici dell’edificio.

All’interno del quartiere, il più grande cinema di Berlino, il Cinemaxx, con le sue 19 sale, è sede della Berlinale, il famoso festival cinematografico internazionale. Vicino si trova il Theater am Potsdamer Platz nel quale sono rappresentati i migliori musical di Broadway in lingua tedesca, e al cui piano inferiore si trova il night club Adagio e il più grande casinò di Berlino.

Il progetto di Helmut Jahn invece esprime un’unità compatta con la cupola che rievoca la sagoma del monte Fuji, sotto la cui forma ad ombrello si trova una vitale piazza ovale, il Forum, circondata da edifici adibiti ad uffici, cinema, bar, ristoranti, residenze, come anche la sede della Sony e gli accessi alla stazione.

Il Museum für Film und Fernsehen offre qui un viaggio multimediale nella storia del cinema da Metropolis a Olympia, con i ritratti degli attori fuggiti dalla Germania nel periodo nazista e le curiosità sulla star Marlene Dietrich. Una sezione del museo è dedicato ai segreti dei trucchi scenici utilizzati nel cinema per i personaggi fantasiosi come l’Uomo Ragno.

La cupola, con i colori cangianti delle luci nelle notti berlinesi, funge da richiamo per i tanti turisti che affollano quotidianamente questi spazi. Il lotto su cui sorge questo complesso ha forma triangolare e sul suo vertice principale si trova la BahnTower, l’edificio di 103 metri di altezza che ospita gli uffici della Deutsche Bahn. Accanto, l’ingresso alla stazione sotterranea con i tanti negozi che ricordano le metropolitane giapponesi, dove un mondo underground si sviluppa sotto una luce artificiale.

La rinata Potsdamer Platz è oggi un luogo d’incontro e di scambio, dove i berlinesi si danno appuntamento e dove i turisti si immergono nella vita della metropoli, scoprendo attraverso frammenti del Muro e fotografie in mostra sul marciapiede accanto alla pensilina metallica della stazione, ciò in cui questo luogo era stato ridotto.

Nel discorso di inaugurazione della piazza Renzo Piano recita: “Berlinesi. Eccovi questa piazza. Fatela entrare con i suoi edifici nel vostro quotidiano, nei riti di ogni giorno. Aiutatela a portare un’eredità così pesante e a farsi perdonare il suo essere così nuova, così giovane, così inesperta. E che la navigata esperienza dell’Angelo azzurro, di lassù, le sia di augurio ed ispirazione”.

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