La mia passeggiata nel panorama della letteratura mondiale - Festival Internazionale di Letteratura a Berlino 2014

Hwang Sok-Yong; Corea del Sud - Foto: Emilio Esbardo

di Emilio Esbardo

Il Festival di Letteratura Internazionale 2014 a Berlino si è presentato, dal 10 al 20 settembre 2014, con un ricco e variegato programma, che ha spaziato dalla prosa alla lirica. Al Festival non hanno partecipato solo autori famosi, ma anche le promesse del panorama letterario mondiale.


Tra i grandi nomi presenti vi erano, tra gli altri, Pankaj Mishra, Jhumpa Lahiri, Junot Díaz, Sok-YongFrequentare il festival è stato come fare, metaforicamente, una passeggiata nel panorama della letteratura mondiale. Attraverso l’incontro con gli scrittori e attraverso le loro letture, ho potuto conoscere, in modo più approfondito, culture differenti e affrontare temi molto delicati da diversi punti di vista che, al momento, hanno un interesse internazionale, quale ad esempio il dialogo interreligioso e il tema della fiducia, che sta velocemente scomparendo tra le persone.

Il titolo dell’edizione di quest’anno era “Kulturen des Vertrauens” (Culture delle fiducia).

Tope Folarin; Nigeria - Foto: Emilio Esbardo

Yevhen Soikin; Ucraina - Foto: Emilio Esbardo

Hermann Peter Piwitt; Germania - Foto: Emilio Esbardo

Il discorso di apertura è stato tenuto dallo scrittore espatriato cinese Liao Yiwu, che con la sua musica ha accompagnato l’incontro letterario con Pankaj Mishra, uno degli autori più letti quest’anno in Germania e vincitore del prestigioso “Premio per la Comprensione Europea” di Lipsia. Nel suo libro plurielogiato “Dalle rovine dell’impero”, Mishra si oppone alla visione univoca del mondo dal punto di vista occidentale e descrive la storia dal punto di vista degli asiatici. Esattamente parla delle differenze tra oriente ed occidente, tracciando le biografie di Liang Qichao, Jamal al-Din al-Afghani e Rabindranath Tagore. Mercoledì 10 settembre, in occasione del festival, ha tenuto una conferenza dal titolo “l’Europa e il nuovo ordine mondiale”, descrivendo, dal suo punto di vista, il ruolo dell’Europa ed in particolare della Germania in un mondo sempre più cosmopolita. Pankaj Mishra, classe 1969, originario di Jhansi, laureato in letteratura presso l’Università di Delhi, ha ottenuto durante la sua carriera di scrittore numerosi riconoscimenti come il Crossword Book Award e il sopracitato Premio per la Comprensione Europea. Già nel suo libro “La tentazione dell’Occidente” aveva criticato l’influenza occidentale sul continente asiatico.

Il 4 settembre 2014 prima dell’apertura ufficiale, c’è stata la presentazione del nuovo libro di Judith Hermann, una delle più famose scrittrici tedesche contemporanee. Il titolo del suo primo romanzo, che tratta “le esigenze dell’amore e la vulnerabilità della vita”, è Aller Liebe Anfang. L’autrice ha letto, di fronte ad un numerosissimo pubblico, passi del suo nuovo libro nella sala principale dei Berliner Festspiele. Judith Hermann, come al solito, gentilissima e sorridente, ha poi firmato autografi per circa 1 ora e mezza. Per una approfondita ricerca sulla scrittrice tedesca, suggerisco la lettura del saggio “Judith Hermann e la Berlino degli anni ’90: una scrittrice, la sua generazione, la sua città”.

Luca Lagash Saporiti; Italia - Foto: Emilio Esbardo

Amy Tans; Stati Uniti - Foto: Emilio Esbardo

Hans Christoph Buch; Germania - Foto: Emilio Esbardo

Giovedì 11 settembre, il primo evento che ho seguito è stato quello di Shehan Karunatilaka, vincitore del Commonwealth Book Prize con il suo romanzo “La leggenda di Pradeep Mathew”, dove racconta la scomparsa del più grande giocatore al mondo di cricket. A tentare di risolvere il giallo è il protagonista del libro, un reporter sportivo alcolizzato. Karunatilaka, classe 1975, nato in Sri Lanka, ha vissuto e lavorato in differenti città, ad esempio, a Singapore, Londra e Colombo ed ha fatto numerosi lavori come direttore creativo, redattore pubblicitario e musicista. Inoltre, da giornalista, collabora con media rinomati tra i quali Rolling Stone, National Geographic e The Guardian. Il suo romanzo ha forti richiami autobiografici, visto che Karunatilaka stesso ha interrotto da giovane la sua carriera di giocatore di cricket per intraprendere la carriera di scrittore specializzato in biografie di giocatori celebri.

La serata di giovedì si è conclusa con l’incontro: Note a margine di una sconfitta – il Pakistan dopo l’11 settembre 2001. “Note a margine di una sconfitta” è il titolo del libro di Nadeem Aslam, dove si racconta una delle vicende più comuni nel Pakistan odierno. Protagonisti sono due fratelli, che si sono posti il compito di aiutare i feriti civili in Afghanistan, il cui padre, Rohan, però viene minacciato di morte dai fondamentalisti. Interessante è la figura della ragazza di uno dei fratelli, che si batte per la libertà e la dignità delle donne. Anche nel romanzo di Nadeem Aslam si riflette fortemente la sua biografia. Nato nel 1966 a Gujranwala in Pakistan, a 14 anni è dovuto fuggire insieme alla sua famiglia in Inghilterra, perché suo padre, regista e pubblicista, era diventata una figura scomoda al regime del generale Muhammad Zia-ul-Haq. La violenza del fondamentalismo religioso è uno dei temi centrali dei suoi scritti.

Dinaw Mengestu; Etiopia - Foto: Emilio Esbardo

Dinaw Mengestu mentre firma il suo libro - Foto: Emilio Esbardo

Junot Díaz; Repubblica Dominicana - Foto: Emilio Esbardo

Venerdì 12 settembre, ho iniziato il mio percorso letterario seguendo un evento dedicato ad uno dei temi di attualità più scottanti a livello europeo, quello sui rifugiati. Durante l’incontro con lo scrittore Abasse Ndione “Tutti sanno che la barca può capovolgersi”, si è discusso del triste destino dei rifugiati del Senegal, che sono disposti a rischiare la propria vita, trovando la morte in alto mare, per fuggire a fame e persecuzioni e per rifarsi una vita in Europa. La sorte dei trenta fuggitivi, raccontata nel romanzo “Die Piroge” rappresenta la sorte di milioni di persone. Ndione, nato il 1946 in un villaggio di pescatori senegalese, ha iniziato la sua carriera di scrittore nel 1984 con la pubblicazione del romanzo “La Vie en Spirale”. Nonostante i suoi libri siano divenuti dei classici della letteratura africana – del sopracitato romanzo Piroge si è realizzata una versione cinematografica – per mantenersi ha lavorato come infermiere fino al pensionamento. Ndione, i suoi libri, li scrive dapprima nella sua lingua materna Wolof e poi li traduce in francese. Nel 1988 la prestigiosa casa editrice Gallimard ha iniziato a pubblicare i suoi lavori in Francia.

Uno degli incontri più divertenti è stato sicuramente quello dedicato all’amicizia tra il canadese Brian Brett e la tedesca Jenny Erpenbeck, nata dieci anni fa e coltivata da una fitta corrispondenza. Brian Brett stesso ha raccontato la sua vita intensa, interessante e al contempo difficile da ragazzo cresciuto per strada a Vancouver, nei libri autobiografici “Uproar’s Your Only Musik” e “Trauma Farm”. Nato nel 1950, con grande spirito di sacrificio, si è affermato col tempo come giornalista, critico letterario e scrittore. Da non dimenticare sono i due suoi CD, dove la letteratura si mescola alla musica (un misto di folk, jazz e punk). Jenny Erpenbeck, che ha tradotto le opere di Brian Brett in tedesco, è cresciuta nella DDR, a Berlino est, prima di divenire una delle scrittrici più interessanti del panorama letterario tedesco contemporaneo. Erpenbeck è attiva anche in produzioni teatrali. Le sue opere sono state tradotte in 20 lingue e ha ricevuto numerosi riconoscimenti.

Charl Pierre Naudé; Sudafrica - Foto: Emilio Esbardo

Romain Puértolas; Francia - Foto: Emilio Esbardo

Chloe Aridjis - Messico; Foto: Emilio Esbardo

Il giorno successivo, la mia passeggiata nel panorama della letteratura mondiale è ricominciata da dove l’avevo lasciata, ossia a Berlino. Attraverso la lettura di passaggi autobiografici di Hermann Peter Piwitt, sono entrato in contatto con la scena intellettuale della generazione del ’68 della metropoli tedesca. A moderare l’incontro è stato Hans Christoph Buch, altro esponente della stessa generazione e al contempo amico di Piwitt. Nato nel 1935 ad Wohldorf, dopo aver trascorso gli anni più importanti della sua vita a Berlino, ha lavorato come giornalista, docente e lettore della casa editrice Rowohlt, abitando ad Amburgo e a Giano dell’Umbria. Il titolo del libro autobiografico è: “Lebenszeichnen mit 14 Nothelfern – Geschichten aus einem kurzen Leben”.

Anche l’incontro successivo con l’autore sudcoreano Hwang Sok-Yong è stato moderato da Hans Christoph Buch e le letture sono state recitate dall’attore e doppiatore tedesco Friedhelm Ptok. Durante l’evento si è discusso di uno dei mali più grandi dei Paesi in preda al capitalismo selvaggio: la corruzione e l’avidità. A contesto è stato preso il crollo dell’edificio di 5 piani di un grande magazzino, a causa di norme non lasciate rispettare da autorità corrotte, che ha sepolto vivi un centinaio di persone. Hwang Sok-yong, persona sgradita al regime, ha vissuto tanti anni in esilio a Berlino e a New York. Al momento abita a Londra.

All’incontro con Junot Díaz, attualmente uno degli scrittori di maggior successo degli Stati Uniti, omaggiato nel 2007 con il prestigiosissimo Premio Pulitzer, mi ha colpito la presenza di numerosissime donne, che si comportavano alla stregua di fan. Durante il dibatto a Berlino, si è discusso di fiducia nel prossimo, di lealtà e della vita della comunità degli immigrati a New York, di cui lui fa parte. Originariamente la sua famiglia proviene dalla Repubblica Dominicana. Junot Díaz ha dichiarato ai presenti all’incontro, che dal suo punto di vista, viviamo in una società dove la fiducia tra le persone è andata persa a causa di un sentimento di sfiducia negli altri, alimentato, in modo ingiustificato, dai media a livello internazionale. Classe 1968, Junot Díaz ha iniziato ad essere preso in considerazione come scrittore con la pubblicazione, nel 1996, della sua prima raccolta di storie brevi intitolata “Drown”. Díaz ha ricevuto molti riconoscimenti ed i suoi libri sono stati tradotti in numerosi idiomi. Al termine del’evento, ho assistito ad una lunga fila di donne in attesa di un autografo dello scrittore, che si è concesso, divertito, anche agli autoscatti con i cellulari.

All'interno della "Tenda degli autori" - Foto: Emilio Esbardo

All'interno della sala principale dei Berliner Festspiele - Foto: Emilio Esbardo

Ece Temelkuran (Turchia) mentre firma il suo libro - Foto: Emilio Esbardo

Domenica 14 ho seguito con interesse l’incontro con giovani scrittori di tre nazionalità differenti: Luca Giordano, classe 1985, italiano, che lavora come sceneggiatore; Florian Kessler, classe 1981, tedesco, che lavora come giornalista freelance per quotidiani e riviste importanti come “Die Zeit” e “Die Süddeutsche Zeitung”; Jemma l. King, gallese, che lavora come critico letterario. I tre giovani autori hanno letto passaggi dei loro racconti, la cui trama si svolge nei loro rispettivi Paesi.

Altro incontro, dove si è discusso di uno dei temi più caldi in Europa, ossia le vicende in Ucraina, si è tenuto lunedì 15 settembre e vi hanno partecipato cinque ragazzi, che hanno vissuto in prima persona le vicende di piazza Maidan. Dopo aver espresso le loro prese di posizione nei confronti dell’atteggiamento russo nei riguardi della loro patria, hanno spiegato i motivi per cui secondo loro Putin vorrebbe annettere l’Ucraina alla Russia e cosa ha causato lo scoppio della guerra nella zona orientale dell’Ucraina. I nomi dei ragazzi sono: Anastasia Makarenko, Irina Vakulka, Yevhen Soikin, Mariia Prydma, Valery Grynkov.

Successivamente, ho partecipato all’incontro con Marko Martin intitolato “Luogo d’incontro 1989”, che, come s’intuisce, tratta le vicende del 1989, che hanno cambiato radicalmente la storia europea ed internazionale. Lo scrittore, molto apprezzato in Germania, è nato nel 1970 nella DDR. A causa del suo rifiuto di svolgere il servizio militare, è stato espulso, come cittadino non gradito, dalla sua patria. La sua professione di giornalista l’ha portato a viaggiare in tutto il mondo, cosa che gli sarebbe stata impossibile se fosse rimasto cittadino della DDR e il suo Stato non si fosse dissolto. Da autore del saggio sulla Berlino degli anni ’90, mi ero interessato a Marko Martin per il romanzo “Il Principe di Berlino”, che narra le vicende di uno straniero libanese nella metropoli berlinese negli anni immediatamente dopo la caduta del Muro.

Florian Kessler: Germania - Foto: Emilio Esbardo

Tema abbastanza leggero, rispetto ai precedenti, quello trattato da Karine Tuil nel suo romanzo “Die Gierigen”. La scrittrice descrive un legame amoroso a tre, l’amicizia, il successo, il fallimento in ambito lavorativo. La trama si svolge tra Parigi e New York. In precedenza Karine Tuil aveva dato alle stampe una trilogia sulla vita di una famiglia ebrea. In successione sono stati pubblicati: nel 2000 “Pour le pire”, nel 2001 “Interdit” e nel 2002 “Du Sexe féminin”. L’autrice è nata nel 1972 a Parigi, dove tutt’ora abita e lavora. È stata vincitrice del Prix Wizo e si occupa anche di giornalismo e sceneggiatura.

La serata di lunedì si è conclusa con una discussione intitolata “Preghiera per le scomparse”, ossia il destino delle donne nella guerra della droga messicana, con la partecipazione di Jennifer Clement. L’autrice statunitense, nata nel 1960, naturalizzata messicana, che ha studiato tra l’altro alle Università di New York e Parigi, ha condotto molte interviste con le vittime dei trafficanti di droga e fatto ricerche durate 10 anni, che sono confluite nel romanzo “Prayers for the stolen”. In esso si raccontano storie come quelle di Paula, schiavizzata e ridotta ad amante di un gangster o i destini di molte donne costrette a prostituirsi.

Martedì, 16 settembre, il mio percorso letterario mi ha condotto in Sudafrica e mi fatto confrontare sul rapporto tra la popolazione di colore e i bianchi dopo 20 anni dalla fine dell’Apartheid e del difficile rapporto di fiducia reciproca. Il tema è stato sostenuto da Charl-Pierre Naudé e Sonwabiso Ngcowa. Charl-Pierre Naudé è nato nel 1958 in Sudafrica e cresciuto a Londra. Attualmente, lavora come scrittore e giornalista a Johannesburg. Sonwabiso Ngcowa, nato nel 1964 a Mpozisa, lavora e vive come scrittore a Kapstadt.

Priya Basil (Gran Bretagna) e Janne Teller (Danimarca) mentre discutono all'interno della "Tenda degli autori" - Foto: Emilio Esbardo

Cina: altro Paese, altre ingiustizie. È il caso dei due protagonisti del libro “I am China” della scrittrice e regista Xiaolu Guo. In esso si narra la separazione forzata di due innamorati a causa dei disordini della cosiddetta “Jasminrevolution”, che riescono nonostante tutto a comunicare con delle lettere scritte dai rispettivi carceri dove sono rinchiusi. Xiaolu Guo, classe 1973, lavora soprattutto come regista e la gran parte dei suoi lavori sono basati nella città di Londra.

Nel Romanzo “El Cielo ha vuelto” le eroine di Clara Sanchez sono invece tristi vittime della società della moda occidentale: un mondo questo che viene descritto come fatuo, superficiale e basato sullo sfruttamento reciproco. Clara Sanchez, di origini spagnole, nata il 1955 a Guadalajara, ha vinto, grazie a questo libro, il rinomato premio Premio Planeta 2013. Sanchez ha lavorato anche per la televisione, come insegnante di spagnolo e giornalista freelance, collaborando soprattutto con il quotidiano “El Pais”.

La serata di martedì si è conclusa con gli appuntamenti con Amy Tan, una scrittrice americana di origini cinesi, che nel suo romanzo tratta le disavventure di una quattordicenne in una casa d’appuntamenti, e con lo scrittore svizzero Lukas Barfüss. Amy Tan lavora anche come cantante e percussionista ed ha collaborato con il gruppo musicale di cui fanno parte scrittori famosi come Stephen King. Lukas Barfüss è conosciuto soprattutto come drammaturgo e per le sue collaborazioni con attrici importanti come Nina Hoss. Nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi premi importanti tra i quali nel 2010 il Hans Fallada-Preis.

Thomas Böhm (Germania) direttore artistico del festival mentre discute all'interno della "Tenda degli autori" - Foto: Emilio Esbardo

Mercoledì 17, ho seguito, dapprima, la lettura di passaggi del romanzo “Peking Koma” di Ma Jian, nel quale si narrano le vicende del massacro sulla piazza Tienanmen il 3 giugno 1989 ad opera dall’esercito, per soffocare le proteste di intellettuali, studenti e operai in Cina, che richiedevano liberalizzazione politica e democrazia. Le tristi vicende vengono raccontate dallo studente Dai Wei, in coma per essere stato colpito da un proiettile, ma capace di pensare. La vita di Ma Jian è molto interessante. Nato nel 1953 a Qingdao, lavorando come fotogiornalista è caduto sotto le mira della polizia, che l’ha costretto ad abbandonare il suo mestiere e a viaggiare tra la Cina e il Tibet. Le esperienze di questo periodo sono confluite nel suo primo romanzo “Stick Out Your Tongue”, pubblicato nel 1986. Il suo libro è stato vietato e si è visto costretto ad esiliare ad Hong Gong, dove ha fondato una casa editrice ed una rivista. Nei suoi ultimi scritti prende in esame le persone escluse dal miracolo economico cinese.

Altro argomento importante discusso in serata è stato la violenza sulle donne nella società patriarcale siriana. Tale tema è stato affrontato durante la presentazione del libro di Samar Yazbek “Lo specchio del mio segreto”. Samar Yazbek, classe 1970 di Jable, si batte da sempre per la dignità delle donne e per una società basata sugli stessi diritti. Utilizza la sua penna da giornalista e scrittrice per portare avanti le sue battaglie. Già nel suo primo romanzo “Tiflat as-sama” si era adoperata per abbattere i tabu vigenti in Siria, scagliandosi contro una società basata sul militarismo e sul potere corrotto dei politici, che nega i diritti ai più deboli. Nel 2012 la sua sceneggiatura, che tratta la triste condizione di donne costrette a sposarsi precocemente, ha vinto il primo premio UNO. Dal 2011, fuggita agli orrori della guerra, vive e lavora a Parigi.


L’incontro con Fadhil Al-Azzawi, giovedì 18 settembre, è stato per me molto interessante, in quanto si trattava di uno di quegli autori irakeni che si sono trasferiti nella DDR, argomento delle mie ricerche. L’autore, nato nel 1940 a Kirkuk, dopo essersi laureato all’Università di Bagdad ed essere divenuto uno dei massimi esponenti della scena letteraria irakena, è emigrato nel 1977 nella Repubblica Democratica, poiché era divenuta una figura scomoda al regime di Baath. In Germania lavora tutt’oggi come giornalista.

Piacevole è stato l’evento con Romain Puértolas, che ha posato divertito di fronte alla mia macchina fotografica. Lo scrittore francese ha presentato il suo romanzo “L’incredibile viaggio del fachiro che restò chiuso in un armadio Ikea”, divenuto un bestseller in Francia ed è stato tradotto in 36 lingue. Davanti alle persone presenti ha raccontato le numerose volte che il suo romanzo è stato rispedito indietro, prima di essere pubblicato e divenire uno dei più venduti nel suo Paese. Nato a Montpellier, prima di diventare definitivamente uno scrittore professionista e ricevere persino il prestigioso premio letterario “Prix Renaudot” nel 2003, ha lavorato come mago, traduttore, dj e produttore musicale.

Il 19 settembre ho seguito la presentazione del romanzo “Asunder” di Chloe Aridjis di origini messicane, nata a New York nel 1971. Chloe Aridjis ha vissuto cinque anni a Berlino, che è divenuta lo sfondo del suo primo romanzo intitolato “Book of Clouds”, grazie al quale ha ottenuto il riconoscimento francese “Prix du Premier Roman Etranger”.

L’ultimo incontro del festival a cui ho partecipato, martedì 20 settembre, è stato quello con Ece Temelkuran intitolato “A cosa mi serve la rivoluzione, se non posso danzare?”, durante il quale si è discusso del ruolo delle donne durante la primavera araba. Ece Temelkuran, nata il 1973 in Turchia, ha scritto un romanzo nel quale le protagoniste portano avanti l’affermazione di se stesse, andando contro il modello di società estremamente maschilista. La narratrice del racconto, una giornalista disoccupata, impersona la stessa Ece Temelkuran, che nella vita reale ha iniziato la sua carriera presso il quotidiano turco “Cumhuryet” nel 1995. Per i suoi libri e i suoi articoli, che hanno sempre trattato temi complessi, come la situazione politica nel suo Paese, il movimento femminile e il conflitto curdo, ha ricevuto premi prestigiosi sia come giornalista sia come scrittrice.

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