di Maria Luisa Melo
Ai sensi dell’art. 7 della Carta delle Nazioni Unite, sono Organi Principali: l’Assemblea generale, il Consiglio di Sicurezza, il Consiglio Economico e sociale, il Consiglio di Amministrazione Fiduciaria, la Corte Internazionale di Giustizia e il Segretariato.
IL COSIGLIO DI SICUREZZA
“Al fine di assicurare un’azione pronta ed efficace da parte delle nazioni Unite, i Membri conferiscono al Consiglio di Sicurezza la responsabilità principale del mantenimento della pace e la sicurezza internazionale, e riconoscono che il Consiglio di Sicurezza, nell’adempire i suoi compiti inerenti a tale responsabilità, agisce in loro nome” (art.24)
Il Consiglio di Sicurezza è un organo permanente a composizione ristretta, formato da 15 membri i quali sono divisi in:
– Membri Permanenti: sono membri inamovibili individuati dalla Carta nelle 5 potenze vincitori della Seconda Guerra Mondiale e aggiornate dopo la caduta del Muro di Berlino del 1989, e sono la Cina, la Francia, la Russia ( ex-Unione Sovietica), la Gran Bretagna e gli Stati Uniti di America.
Questi hanno il diritto di Veto, vale a dire, che basta un solo voto negativo dei membri permanente perché non venga approvata una Risoluzione.
– Membri Non Permanenti: sono quei membri eletti per un periodo di due anni dall’Assemblea Generale.
La loro elezione avviene tenendo conto:
a) Del contributo di ciascuno Stato al mantenimento della pace;
b) Di un criterio geografico: Asia, Africa, America Latina, Europa Occidentale
Al primo voto per il biennio 2017/2018 sono passate:
– La Bolivia con 183 voti per l’America Latina e Caraibi.
– L’Etiopia con 185 voti per l’Africa.
– Il Kazakistan con 138 voti per l’Asia – Pacifico
– Per l’Europa Occidentale, vengo votati due Stati europeo, e quindi, la Svezia con 135 voti, l’Italia e l’Olanda con 95 voti ciascuno senza aver raggiunto il quorum di 128 voti.
Per cui, l’Italia e l’Olanda sono arrivate al compromesso di dividersi un anno per uno il seggio come membro non permanente in Consiglio di Sicurezza per il biennio 2017-2018.
Da più parti l’Italia era data infatti come favorita, soprattutto in ragione della sua posizione geografica nel cuore del Mediterraneo.
Per il suo ruolo sul fronte dell’emergenza immigrati e della crisi libica. Ma anche per quel che riguarda la guerra in Siria e l’instabilità del Mali e del Sahel.
Tra i punti di forza dell’agenda tricolore c’è poi l’impegno di lunga data nel peacekeeping, che vede il Paese come primo contributore di caschi blu tra gli Occidentali e nella top ten dei finanziatori globali. E ancora l’attenzione ai rischi causati dal cambiamento climatico e le ripercussioni sulla pace e sicurezza internazionale.
Il Ministro Gentiloni ha detto : «Abbiamo deciso di chiudere in pareggio senza andare ai rigori. Ovviamente l’Italia avrebbe preferito una netta prevalenza, ma al quorum mancavano parecchi voti ad entrambi. È importante per l’Italia essere in Consiglio di Sicurezza nel 2017 – ha concluso il titolare della Farnesina – quando abbiamo la presidenza del G7».
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