di Michela Buono
Maestro Deodato Lei ha iniziato giovanissimo, a che età il primo ruolo?
Avevo 4 anni…feci il protagonista della famosa marca ‘Formaggino Mio’, per la regia di mio padre, Ruggero Deodato. I miei genitori, Ruggero Deodato e Silvia Dionisio, mi portavano sempre sul set…e mi dicevano però tu non lo fare questo lavoro! Ora capisco perché!! Incertezza pura…ma puro brivido.
Il diploma alla East 15 Acting School di Londra, quali le differenze con la preparazione italiana e il tipo di professionalità raggiunta. C’è un maggiore lavoro sul set degli studenti inglesi rispetto agli italiani?
La ‘East 15 Acting school’ è un’ottima scuola… anche se, andando in giro per il mondo in visita in altre scuole di fama mondiale, ho potuto costatare che non è il nome della scuola a fare di un allievo un attore… ma l’insegnante. In quella scuola facemmo solo una preparazione tecnica prettamente teatrale. La tecnica cinematografica l’ho sperimentata sul campo fin da piccolo, seguendo i mei genitori sul set. Ho lavorato con attori inglesi e loro hanno un approccio al lavoro sul set meticoloso, quasi maniacale. Il nostro, invece, generalizzo ovviamente, è più approssimativo, dovuto anche al nostro perenne dramma, rappresentato dalla mancanza di investitori che si assumono il rischio di fare il loro ‘mestiere’! Andando però ad assistere a lezioni alla Lee Strasberg a New York, la direttrice mi ha detto che loro hanno ancora il mito del nostro cinema, sono dei nostri ammiratori. E sono d’accordo con lei, perché gli statunitensi arrivano sul set con ingenti budget, mezzi potenti e una preparazione al progetto spesso di anni. Beh…mi chiedo cosa faremmo noi se aggiungessimo tutto questo alla nostra creatività, inventiva, capacità d’improvvisare e arrangiarsi e alla naturale predisposizione alla ‘menzogna’ e al ‘gioco’! Peccato poi che ci perdiamo nel nepotismo, nella faciloneria e nell’individualismo, attribuendo più ruoli a chi spesso non è in grado neanche di gestirne uno solo, a scapito del lavoro di equipe! Pensate che lo stesso Quentin Tarantino, grande fan del cinema italiano e di mio padre, guardando insieme a noi ‘Cannibal Holocaust’, disse che negli Stati Uniti per girarlo avrebbero avuto bisogno di 15 milioni di dollari, mentre mio padre lo aveva girato con un budget di 250 milioni…di Lire (pari a 125 mila euro)!
Teatro, cinema o televisione? Considerandoli come tre universi differenti a quale si sente più vicino?
Entrando alla Lee Strasberg a Los Angeles ho posto loro una domanda: Sapete che in Italia fanno una differenza artistica, e non puramente tecnica, tra recitazione teatrale e cinematografica? Mi hanno riso in faccia. Noi siamo ancora troppo legati alla Commedia dell’Arte, che va studiata e amata, perché nostra Madre ma, esattamente come dovremmo fare noi italiani con le nostre mamme, dovremmo a un certo punto seguire la nostra strada, sì con gli insegnamenti ereditati ma con la nostra personalità, le nostre idee, i nostri obiettivi…la nostra felicità. Pensate solo che lo stesso Strasberg, fondatore del group theatre, in tournée teatrale per tutti gli Stati uniti, ha girato solo tre film come attore, eppure ha formato tra i più grandi attori cinematografici al mondo come De Niro, Pacino, Streep. Questo a testimonianza del fatto che non c’è distinzione tra i tre universi. Tre mezzi diversi per un unico obiettivo: la verità!
L’influenza di suo padre è stata determinante? Soprattutto come attore o regista?
Sì…negativamente per 15 anni, positivamente ora! Mio padre è quell’uomo che dalla prima età della pubertà (ancora ho impresso un ricordo di 12 anni in cui mi denigrò davanti a tutto il set e io promisi a me stesso che non avrei mai fatto più l’attore, promessa poi mantenuta scioccamente fino a dopo l’inutile Laurea in Giurisprudenza) fino a pochi anni fa mi ha massacrato psicologicamente con insulti ricorrenti, tipo ‘Fallito’, ‘Non vali un cazzo’… e così via! Ora invece di lui mi restano gli insegnamenti, la disciplina, il duro lavoro, l’onestà, la passione…mi resta LUI!
Tanta tv e fiction, qual è stato il lavoro che Le ha dato le maggiori soddisfazioni?
Mio padre dice che, anche se gli offrissero di girare una poltrona, lui lo farebbe con lo stesso amore del suo film più forte. Così come io amo e imparo facendo fiction, soap opera, cinema, teatro… così provo altrettanto amore quando insegno ai miei allievi e soprattutto quando imparo dai miei allievi, così come amavo a 16 anni costringere i miei cuginetti a recitare nelle storie che inventavo lì per lì, o come amerei recitare anche in mezzo a Piazza Navona a Roma, se dovesse accadere. Amo comunicare, dire… ovunque e comunque sia!
Le fiction americane hanno un grande successo qui in Italia: quali le differenze con le nostre anche per quanto riguarda la professionalità degli attori?
Gli attori americani sono delle macchine da guerra, però perdono un po’ in quella che io chiamo ‘sporcizia’, io sono un sostenitore del fatto che non sia la pulizia ma l’imperfezione a rendere la recitazione interessante. Gli americani sono capaci di ripetere un take anche quaranta volte in modo perfetto, ed è giusto ma vorrei anche un po’ di quella che è l’arte dell’attore italiano: l’improvvisazione.
Cosa manca all’Italia per sfondare veramente?
L’Italia ha già sfondato e sfonderà sempre…in tutto il mondo, il nostro cinema è apprezzato e lo sarà sempre. Noi sappiamo sempre risorgere dalle nostre ceneri, così è stato nel dopoguerra e sempre sarà. Troviamo sempre la nostra forza nel volerci e saperci raccontare.
Vorrebbe fare più teatro? Cosa in particolare?
Le commedie che scrivo: in particolare ‘L’incontro’, una commedia che ho scritto su un uomo e una ragazza nudi, chiusi in una stanza, che si risvegliano nello stesso letto e cominciano a parlare tutta la notte su loro stessi.
Lei ha insegnato molto in passato ed anche adesso so che è docente in una Accademia, quale e che materie insegna?
Ho un mio laboratorio teatrale a Roma e poi insegno e sono insegnante/capo di recitazione allo Studioemme/ASM, sempre a Roma.
Progetti attuali e futuri anche all’estero?
Sto lavorando a una sceneggiatura per un lungometraggio, tra l’altro ambientata metà in Italia e metà in Germania, per cui ho già una produzione e sono in cerca di una coproduzione tedesca.
C’è un argomento che vorrebbe che venisse affrontato e che mai nessuno Le ha proposto?
Noi artisti non abbiamo sicuramente l’utilità sociale del medico, dell’ingegnere, del poliziotto…ma possiamo raccontare storie, storie nostre, storie che fanno piangere, ridere…ma soprattutto diamo voce a chi non ce l’ha. Per me ogni argomento ha valore…ma vorrei soprattutto trattare argomenti che si trattano poco, vorrei parlare di persone dimenticate. Ho per l’appunto girato un cortometraggio, che ha vinto vari Festival in Italia che all’estero, che tratta un argomento ora molto attuale ma io l’ho girato nel 2012, molto in anticipo rispetto ai tempi. With eyes closed: http://youtu.be/JOYZCwVSnGc
Maestro Deodato Lei ha studiato giurisprudenza a Roma, in che anno si è laureato?
Sì, sono laureato in Giurisprudenza a ‘La Sapienza’ di Roma. Questo è il lato serio della mia vita. Nel 1999, perché nel frattempo mi sono diplomato a Londra in Recitazione. Sono partito da Roma che mi mancava la tesi, poi sono tornato e mi sono laureato.
Vuole ricordarmi altri titoli che possiede?
Diploma in Postgraduate Acting alla ‘East 15 Acting School’ di Londra.
Lei è stato protagonista in varie serie televisive, il ruolo che Le è interessato di più anche da un punto di vista psicologico (psicologia del personaggio).
Il più interessante di tutti è stato mio cugino, Luca, quando ho scritto e interpretato a teatro un monologo su di lui. Mio cugino è stato una personalità interessante, pregi, difetti, incoerenze, antinomie, un vero e proprio caratteraccio…ma è stata una persona viva, che ha vissuto la vita…e, perdi più, una vita in carrozzella. Ha vissuto e convissuto con la ‘sua’ distrofia muscolare fino alla fine. Quando interpretai lui, entrai talmente tanto dentro di lui che alla fine della performance non riuscii ad alzarmi dalla carrozzella, su cui ero seduto, e ricordo che scoppiai in lacrime perché pensai a lui inchiodato su quella sedia da vent’anni… mentre io solo da pochi minuti.
Quale personaggio storico vorrebbe essere?
Sicuramente i personaggi controversi, forti, estremi, che hanno cambiato il mondo: Gesù Cristo e il Diavolo. Hitler e Gandhi. E lavorerei su sfaccettature mai esplorate prima, sui lati oscuri, inconsapevoli, inaspettati persino da loro stessi. E poi, il personaggio più complesso da esplorare in assoluto: la Donna. Tutti i più grandi attori hanno interpretato quell’universo complesso che è la donna: Jack Lemmon, Tony Curtis, Robin Williams, Dustin Hoffman… e tutti perfettamente credibili, e persino sexy! Una vera e propria sfida!!
Cosa guarda in tv? Va spesso a teatro?
Non amo la tv (pensa che non guardavo neanche le fiction che giravo io, pur amando lavorarci perché sono la palestra più importante per un attore: si deve lavorare al massimo in poco tempo…e pochi attori riescono a ottenere buoni risultati, se messi alla strette. E poi non ho molto tempo libero, lavoro 12 ore al giorno e quando sono libero scelgo di andare a teatro o al cinema o a pugilato, per sfogarmi per le difficoltà della vita! Vita per questo così bella, intensa e così sorprendente.
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