di Emilio Esbardo
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Il Muro di Berlino è divenuto con il passare degli anni una gigantesca tela per numerosi pittori non solo tedeschi ma di tutto il mondo, lo sfondo naturale per diversi film, un palcoscenico per attori e musicisti. Ognuno l’ha battezzato con un proprio nomignolo; per Thierry Noir era, ad esempio, un “coccodrillo addormentato, che improvvisamente e in qualsiasi momento poteva risvegliarsi e addentare” (1)
- Il Muro in Cinematografia
Alcuni film hanno lasciato testimonianza del Muro secondo prospettive differenti. “Der Himmel über Berlin” (Il cielo sopra Berlino) si concentra soprattutto sulla desolazione e l’abbandono delle aree in prossimità del Muro. Gli angeli de “Il cielo sopra Berlino” e i conigli, sono stati gli unici a passare indisturbati da una parte all’altra della città:
I conigli erano diventati nella parte est della città il simbolo della libertà già molto tempo prima della caduta del Muro. Possedevano il privilegio di attraversare il confine tra est ed ovest senza passaporto. Erano liberi, mentre gli abitanti della DDR erano rinchiusi nel paradiso degli operai e degli agricoltori. (2)
Altre pellicole, invece, hanno innalzato il Muro a simbolo della Guerra Fredda e di due ideologie contrapposte come “L’uomo che veniva dal freddo” e “Finale in Berlino”, in entrambe l’inizio e la fine sono un primo piano del Muro. Il Film “Der Mann auf der Mauer” (L’uomo sul Muro) tratto dal libro di Peter Schneider “Der Mauerspringer” (Il saltatore del Muro) racconta la storia del signor Kabe, che sente un irresistibile desiderio di saltare il Muro:
Il signor Kabe, di circa 45 anni, disoccupato, aiutato dai servizi sociali, attirò per la prima volta l’attenzione su di sé, quando prendendo la rincorsa da Berlino ovest verso Berlino est, saltò il Muro… (3) Lo portarono alla clinica psichiatrica Buch. Ma lì non poterono nient’altro che constatare che sentiva un bisogno morboso di saltare il Muro… (4) Kabe fu rilasciato dalla clinica e proseguì dritto. In tutto saltò quindici volte. Era divenuto un vero elemento di disturbo nei rapporti diplomatici tra i due stati tedeschi… Venne portato con una Mercedes di servizio dai suoi parenti in Germania del sud, lì si comportò giudiziosamente per due giorni, il terzo giorno si comprò un biglietto per Berlino e saltò… (5)
- Il Muro nella Pittura
All’inizio il Muro era utilizzato come veicolo per esprimere proteste, per dichiarare il proprio amore verso una ragazza o semplicemente pensieri sulla vita di tutti giorni. Infatti su di esso si potevano spesso leggere frasi come:
“Lasst den Krieg in Frieden” (Lasciate in pace la guerra)
“Ich liebe Dich Marie” (Maria, ti amo)
“Du hast keine Chance, drum nutze sie!” (Non hai nessuna possibilità, dunque sfruttala)
In seguito il Muro divenne una gigantesca tela per pittori lunga chilometri. Si svilupparono delle vere e proprie correnti artistiche come la “Fast Form Manifest” e la “Quick Form Manifest”. La parola d’ordine era: “Due idee, tre colori e il quadro è terminato”. Questo modo di dipingere velocemente era una necessità perché era vietato farlo. Dunque bisognava terminare al più presto la propria opera e senza farsi scorgere da nessuno.
Thierry Noir giunge nel 1982 a Berlino ovest, allora centro fiorente di un’arte giovanile sperimentale e rockettara. Si installa nel quartiere di Kreuzberg nella cosiddetta “Georg-von-Rauch-Haus”, abitazione occupata illegalmente da persone politicamente di sinistra. Qui conosce Christophe Bouchet, Kiddy Citny e Alexander Hacke, che diventano tra i più celebri pittori del Muro:
Il mostro grigio e brutto doveva finalmente indossare un abito dai colori vivaci realizzato dalle mani degli uomini, che vivevano nella sua ombra deprimente o i cui destini erano legati al Muro. Le loro esperienze di vita dovevano essere espresse attraverso l’arte e dal Muro diffondersi in tutto il mondo. (6)
L’italiano Franco Bartoletti, unitosi al gruppo della “Rauch-Haus” nel 1987 ha realizzato il celebre “Blue Man”. Uno dei pittori più interessanti è sicuramente Indiano, classe 1952, la cui opera “Mauerkunst = Lebenskunst” (arte del Muro = arte di vita) esprime anche una filosofia di vita. Tra gli altri vanno ricordati Richard Hambleton autore di “Shadow Mission” e Birgitt Scharpf autrice dei “Menchenknäuel”. Keith Haring, artista di fama mondiale, ha lasciato la sua New York per apportare il suo contributo al Muro.
- Il Muro nella musica
Tantissimi musicisti, di fama internazionale e non, hanno scritto canzoni in cui risuona l’influenza del Muro. Ad esempio Lou Reed “Berlin by the wall, it was so nice, it was a Paradise”. Tra le più celebri personalità vanno ricordate: Nina Hagen, David Bowie, DAF, Iggy Pop, Malaria e il già citato Lou Reed. Nel 1987 ha avuto luogo un concerto nei pressi del Muro intitolato “Rock Salute to Berlin” con i Genesis, Euryrhmics, David Bowie e molti altri. Sono stati sistemati dei potenti altoparlanti, che hanno attirato una numerosa folla di giovani della parte dell’est, che si sono accalcati accanto al Muro, causando gravi scontri con le forze dell’ordine. Gruppi o cantanti sconosciuti l’hanno utilizzato per farsi pubblicità gratuita in tutto il mondo come i “Sprung aus den Wolken”, “Insterburg & Co”, “INTERZONE”, “Die Tödliche Doris” o Lili Berlin, che nell’estate 1982 lancia ai vertici delle classifiche di vendite la sua canzone “Ostberlin – Wahnsinn” (Berlino est – follia) esibendosi su una pedana del Muro.
Komm doch mal nach Ostberlin – Wahnsinn
man läßt hier nicht jeden hin – Wahnsinn
Eintritt 25 Mark – Wahnsinn
schwer was los richtig stark…
(strofa iniziale della canzone Ostberlin – Wahnsinn)
Vieni pure qualche volta a Berlino est – Follia
non lasciano entrare tutti – Follia
entrata 25 marchi – Follia
davvero forte quello che sta accadendo…
(traduzione libera dell’autore dell’articolo)
NOTE
(1) Ralf Gründer, Berliner Mauerkunst, Böhlau Verlag, Köln, 2007, pag. 5
(2) Ibidem, pag. 69
(3) Peter Schneider, Der Mauerspringer, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg, 1995, pag. 30
(4) Ibidem, pag. 31
(5) Ibidem, pag. 32 – 33
(6) Ralf Gründer, Berliner Mauerkunst, Böhlau Verlag, Köln, 2007, pag. 43
Per approfondire l’argomento, suggeriamo il saggio di Emilio Esbardo intitolato “Judith Hermann e la Berlino degli anni ’90: una scrittrice, la sua generazione, la sua città”, ordinabile su Amazon
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