Dopo essere state accolte come rockstar a Berlino, di nuovo problemi per le Pussy Riot Nadeschda Tolokonnikowa e Marija Aljochina

Marija Aljochina e Nadeschda Tolokonnikowa durante la conferenza stampa di Cinema for Peace 2014 a Berlino - Foto: Emilio Esbardo

testo e foto di Emilio Esbardo 

Per il loro ritorno in Patria, dopo la conferenza stampa a Berlino, Nadeschda Tolokonnikowa e Marija Aljochina avevano programmato di realizzare un video nei pressi del porto della città di Soči, per sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale sul caso dell’ambientalista ed attivista Yevgeny Vitishko, condannato a tre anni di carcere.


Secondo la versione ufficiale, Vitishko si è reso colpevole di aver scritto sul muro di cinta della residenza del governatore locale.

Secondo Amnesty International e le Pussy Riot, Vitishko è stato incarcerato per motivi politici.

Vitishko aveva denunciato il grave impatto ambientale causato dai lavori per i Giochi olimpici di Soči.

Le Pussy Riot sono state ostacolate in modo violento e sistematico: dapprima sono state fermate per accertamenti sulla loro identità, poi per aver passato il confine con l’Abcasia, territorio caucasico della Georgia, ed infine con l’accusa di aver rubato una borsetta in un hotel.

Nadeschda Tolokonnikowa durante la conferenza stampa di Cinema for Peace 2014 a Berlino - Foto: Emilio Esbardo

Il loro video intitolato “Putin ti insegna ad amare la Russia”, pubblicato il 19 febbraio su YouTube, mostra le autentiche immagini delle violenze subite nella zona portuale di Soči, dove le ragazze sono state frustrate e malmenate dalle forze dell’ordine.

Il filmato è stato condannato dal Comitato Olimpico Internazionale nella conferenza stampa del portavoce Mark Adams perché “i giochi non devono essere utilizzati per fare politica”.  Sono state criticate soprattutto le immagini delle Pussy Riot che ballano davanti agli anelli olimpici e alle mascotte.

A Berlino il 10 febbraio Nadeschda Tolokonnikowa e Marija Aljochina sono state al centro dell’attenzione della conferenza stampa di Cinema for Peace, dove hanno partecipato anche Bianca Jagger ed il nipote di Nelson Mandela.

Il video delle Pussy Riot da YouTube

Le due attiviste hanno trascorso quasi due anni nelle carceri per le loro accese proteste contro Putin e la chiesa ortodossa. A dicembre sono state scarcerate grazie ad un’amnistia, che le due ragazze hanno definito una mossa strategica di Putin per migliorare la sua immagine di fronte all’opinione pubblica internazionale.

A Berlino hanno descritto il loro periodo in cattività e le dure condizioni delle prigioniere politiche.

“Siamo qui per rompere il silenzio” hanno detto di fronte ai numerosissimi giornalisti, ai quali all’inizio della conferenza stampa hanno posto la domanda: “Siete pronti a lottare per la verità fino alla fine?”

Poi hanno sorpreso tutti rivelando di voler entrare in politica. “Cercheremo di far parte del Parlamento a Mosca”, hanno dichiarato. Il loro primo obiettivo è la formazione di un’organizzazione per la liberazione dei prigionieri politici dal nome “Zona del diritto”.

“La nostra organizzazione deve far comprendere agli amministratori del carcere che non possono trattare impunemente i prigionieri secondo le loro voglie”, ha detto Aljochina, “La cosa più terribile che possa accadere ad un prigioniero è la percezione di essere finito in un vicolo cieco”.

Nadeschda Tolokonnikowa e Marija Aljochina hanno fatto appello all’Europa di seguire il buon esempio degli Stati Uniti, dove è stata promulgata la legge Magnitsky, che permette di bloccare i visti e congelare i beni dei funzionari russi giudicati colpevoli della morte di Sergei Magnitsky e di violazioni dei diritti umani in generale.

Magnitsky era un avvocato russo deceduto il 16 novembre 2009 in carcere, dove era finito con l’accusa di frode fiscale.

Secondo le dichiarazioni ufficiali è morto a causa di un arresto cardiaco. In molti denunciano invece che abbia perso la vita dopo essere stato torturato atrocemente.

Prima di essere incarcerato Magnitsky collaborava con la società americana “Firestone Duncan”, occupandosi di casi di presunta corruzione d’imprese russe.

“I prigionieri politici sono all’incirca 863.000”, hanno rivelato le Pussy Riot, “E solo un migliaio ha usufruito dell’amnistia”.

La loro a Berlino è stata una dichiarazione di guerra nei confronti di Putin.

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