Il 3 marzo 2011 è stato presentato presso il cinema Babylon a Berlino il documentario di Franco Battiato “Auguri don Gesualdo”. L’incontro è stato organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura.
All’evento erano presenti, oltre al regista, anche l’Ambasciatore d’Italia Michele Valensise con sua moglie Elena Di Giovanni, Angelo Bolaffi, direttore uscente dell’Istituto di Cultura e Francesco Ferracin. Il film, patrocinato dalla Regione Sicilia, è stato girato in occasione dei novant’anni dalla nascita del celebre scrittore Gesualdo Bufalino.
Sotto l’eccellente regia di Battiato veniamo a conoscere, attraverso ricordi di amici, filmati d’epoca, vari documenti e testimonianze, più approfonditamente la vita e le opere di questo singolare scrittore e del suo paese d’origine. Gesualdo è nato il 15 novembre 1920 a Cosimo, dove è deceduto nel 1996. È stato scoperto tardivamente come scrittore, all’età di 61 anni, grazie al romanzo “Diceria dell’untore”, che vinse il prestgioso Premio Campiello ed ebbe l’appoggio di personalità quali Leonardo Sciascia ed Elvira Sellerio.
In precedenza Gesualdo si era dedicato con dedizione alla sua professione di insegnante liceale e alla sua passione per i libri. Egli riconosce l’importanza della cultura nello sviluppo della società, una delle sue frasi più memorabili rimane senza dubbio: “Per sconfiggere la mafia è necessario un esercito di maestri elementari”. Dopo il Premio Campiello Bufalino ha pubblicato numerosi libri in differenti generi letterari come: “L’amaro miele” (poesia), “Argo il cieco”, “L’uomo invaso”, “le menzogne della notte” (narrativa), che gli valse il premio Strega, Cere perse” (saggistica), “Il malpensante” (aforismi). Gesualdo ha perso la vita in un incidente stradale il 14 giugno 1996.
Al termine della proiezione è seguito il dibattito con Franco Battiato che ha raccontato al pubblico perché ha iniziato a dedicarsi a tarda età al cinema: “Io faccio cinema”, ha dichiarato, “non per fare il regista e mettermi la sciarpa e il cappello e dire: «azione» – non è questo ciò che mi muove. Faccio cinema perché è un mezzo di comunicazione, che mi dà la possibilità, di unire immagini e suoni e di parlare spudoratamente di eccellenza. Perché a me i film sui mafiosi, sui delinquenti, sui problemi tra marito e moglie, o tra padri e figli, non m’interessano. Trovo offensivo guardarli”.
La serata si è conclusa con una domanda su Alexanderplatz: “Quando l’ho visitata io, non era quella di oggi”, ha detto, “naturalmente, mi affascinò molto, non c’era un’immagine pubblicitaria, era desolata e affascinante”.
Follow Us!