Improvvisando
la danza delle tue paure
ti trascina su appassionate rime
tu orlo del tempo
povero infante dagli zigomi sporgenti
esplori con la fame l’arroganza
fame d’aria, fame d’amore, fame di vita
siamo alla fine, quando la fine è sempre
il resto? Son discorsi come onde…
di Alfredo Visconti
—
Lampedusa sbarco e morte dei migranti
Il mare siciliano
meta di turisti impenitenti
cristallo puro
che diventa
zuppa di corpi e d’anime innocenti
Le spiagge che di quel mare
sono la sponda
adesso sono sepolcri a cielo aperto
Il pescatore tira a riva
le sue reti colme di morti
e la risacca cancella l’orma orrenda
fino alla nuova ondata di dolore
di Alfredo Visconti
—
Lampedusa
Nello sciabordio delle onde
i suoi pennelli
sciacqua la notte
e nero di seppia
generosa,
sparge la morte.
Oh, le grida della vita
che annega.
Si spezzano le corde
nel vuoto e nel silenzio.
Con l’alba
spuntano le salme
quali stelle dell’indifferenza.
di Çlirim Muça
—
Trittico per Lampedusa
I movimento
Dilaga nei polmoni il mare nero.
Nostalgia degli astri mai veduti.
Nessun respiro, solo un gorgoglio
che ci unisce, figlio, all’oscurità.
II movimento
La bara del silenzio.
Silenzio liquido.
Eppure poco lontano battono le onde.
Eppure qui vicino gridano tutti
e nel silenzio tu e io, figlio.
III movimento
Venuto alla luce
senza veder la luce.
Da un amnios all’altro:
dal battito materno alla stasi del mare.
Nel cordone ombelicale
stelle.
di Alberto Figliolia
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