Intervista a Missincat

Missincat, nome d’arte di Caterina Barbieri, è una giovane cantante e musicista poliedrica, di origini milanesi, che si è affermata a Berlino. Prima di intraprendere la sua avventura tedesca ha suonato come bassista nel gruppo italiano “Vertigini”. Giunta a Berlino, seduce immediatamente il pubblico tedesco con il suo album “Back on my feet”. Le sue canzoni, con chitarra solista e arrangiamenti minimali, vengono trasmesse dalle radio più importanti, attrae l’attenzione delle televisioni e conquista la copertina di Zitty, una delle riviste più importanti di Berlino. Caterina Barbieri vince l’importante concorso dell’Heineken Jammin’ Festival, intraprende numerose tournée in Australia e negli Stati Uniti. A marzo di quest’anno è uscito il suo nuovo album “Wow”, che sta riscuotendo un buon successo di pubblico e critica. Incontro Missincat, per un’intervista, in una calda e soleggiata giornata, in un caffè nel quartiere di Prenzlauer Berg, dove risiede.

Missincat, come descriveresti la tua generazione?


La definirei la generazione zero. La generazione X. Siamo la generazione della tabula rasa. Siamo liberi, possiamo fare quello che vogliamo: possiamo viaggiare, parliamo le lingue. Non siamo più schiavi di certe ideologie, però allo stesso tempo siamo schiavi del consumismo. È una generazione che sta reinventando i suoi ideali, le cose in cui crede. Quelli che erano giovani nel ’70 avevano combattuto, avevano di fronte un futuro florido, brillante, avevano degli ideali, che non ci appartengono più. Viviamo giorno per giorno. Non abbiamo più bisogno delle sicurezze. Oramai siamo zero. Non in senso negativo. Da zero si va poi in avanti.

Foto: Emilio Esbardo

Quali sono i temi principali che tratti?

Vita vera, quindi di tutto.

Cosa ti porta a scrivere una canzone?

Quando una cosa mi rimane in testa a lungo: lentamente, a un certo punto, prendo in mano la chitarra e zac… si tramuta in canzone. “È un pensiero che mi tiene occupata” – come dicono i tedeschi. Un pensiero fugace difficilmente diventerà una canzone. Un pensiero ossessivo sì.

Se dovessi descrivere nei dettagli il tuo tipo di musica?


Sicuramente è un progetto solista al 100%. Collaboro anche con dei musicisti. È un progetto solista in quanto scrivo e arrangio i miei pezzi. Inoltre mi occupo della fase di postproduzione: la promozione, le foto, il video, sono sempre in mezzo. Evito di fare troppi compromessi artistici, proprio perché voglio che rimanga tutto molto puro, essenziale. La musica, lo stile dell’arrangiamento vengono dal mio cuore: sono molto sinceri, molto sentiti.

Foto: Emilio Esbardo

E se dovessi catalogare la tua musica in un genere?


Principalmente direi cantautrice con influenze pop-indie-jazz. Comunque io amplio sempre i miei orizzonti: ho appena terminato di leggere un libro di “Kindermusik”, di musica per bambini. La mia musica comprende di tutto. Non la si può ridurre ai tre generi inventati da Myspace, che, per qualche anno, è stato il sito di musica per eccellenza. Ad un certo punto ha lanciato la moda del trittico dei generi. Ogni band o solista corrispondeva a tre generi – rock-pop-indie – per fare un esempio. Tutti i giornali e le riviste hanno iniziato a seguire questa tendenza. Si sfogliava la rivista Zitty o Tip e si poteva leggere: Missincat, ore 22.00, pop-rock-indie. La mia musica non può essere limitata a tre generi.

È difficile inserirsi nella scena musicale berlinese?


Per quanto mi riguarda, quando sono arrivata a Berlino, non conoscevo nessuno, ero una perfetta sconosciuta. È uscito il mio primo disco, tempo due settimane e tutte le emittenti lo trasmettevano. Mi hanno dedicato la copertina di Zitty. Io credo che il mio successo sia dovuto al destino: siamo in tanti, ci sono un sacco di cose belle. Il fatto di essere determinati, ogni giorno fare un passo in avanti senza pensare di diventare una rockstar, sicuramente è una cosa che aiuta. Se sei convinto tu, convinci anche gli altri.

Come vivi la scena musicale berlinese? Qual è la differenza con l’Italia?


La scena musicale, in generale, a Berlino è molto varia. La cosa bella è che di qui passano tutti i musicisti del mondo: vogliono suonare nella capitale tedesca, che offre una visibilità a livello internazionale. Questa è una grande opportunità. La scena in Italia, quando l’ho lasciata, non era molto stimolante. Ultimamente, però, le cose sono cambiate ed è sicuramente un buon momento, soprattutto per quanto riguarda la scena indipendente, dove i musicisti si auto producono, le band lavorano senza produttore, che fanno sempre il solito arrangiamento con stampino. Si è creata proprio una differenzazione di stile. C’è più fantasia.

Copertina Zitty

Berlino ha influenzato il tuo lavoro?

Sicuramente. Ha influenzato la qualità della mia vita, per cui anche il mio lavoro: è una città così libera, creativa, trasgressiva e, fattore molto importante, è economica. Berlino ha coinciso con un momento di rinascita. Il primo disco pubblicato in Germania, l’avevo scritto in realtà quando ero in Italia, ed apparteneva ad un altro periodo della mia vita. Il nuovo l’ho scritto a Berlino e si nota immediatamente la differenza: è più leggero, più spensierato, come è stata poi la mia vita in questi ultimi anni. Berlino mi ha influenzata, soprattutto, nella conquista della libertà. Un artista più è libero, più ha libertà di esprimersi bene.

Suoni e odori di Berlino che permangono in te? Suoni e odori, invece, di Milano che permangono in te?

Milano è la mia città, per cui ho milioni di ricordi, che riemergono spesso. Milano purtroppo puzza di smog. Quando, però, ci sono delle giornate con un cielo azzurrissimo, la città diventa bellissima, splendida. Per citare Manzoni: “Il ciel di Lombardia così bello quando è bello”. Queste giornate terse sono rarissime: ne abbiamo all’incirca una ventina all’anno. A Milano è tutto più intenso, è molto più rumorosa, chiassosa. A Berlino, al contrario, si respira a pieni polmoni, c’è un sacco di verde e non ci sono macchine. I suoni e gli odori di Berlino influenzano a un livello più subconscio. Forse è veramente più legato alla natura, con tutto il verde che c’è qui.

Che cos’ha la musica in più delle altre forme d’arte?

Io ho frequentato il liceo artistico per cui ho anche disegnato. Ho pensato spesso alle differenze. Il bello della musica è che la puoi ripetere sempre, la puoi modificare costantemente, puoi improvvisare. Un quadro una volta terminato rimane lì, immutabile.

Quali sono i momenti principali e le persone che hanno segnato la tua vita artistica e umana?

Il nuovo album "Wow"

Sicuramente gli avvenimenti casuali. Se sono riuscita, è perché ho preso la palla al balzo. Nella mia vita tutte le svolte sono sempre seguite a un momento di sofferenza, quindi anche per quanto riguarda l’inspirazione musicale, che nasce molto spesso da collaborazioni, da incontri con persone e da serate trascorse con altri artisti. Pure il viaggio mi ha segnato molto e ha ispirato molte mie canzoni.


Com’è la vita di un’artista?

Una persona che sceglie la carriera artistica, sa che non avrà mai le sicurezze che si possono avere con un lavoro fisso. Sicuramente ci sono dei momenti in cui ci si mette in dubbio, viene a mancare la fiducia e non si hanno più certezze. Però, quando riesci nel tuo intento di scrivere una buona canzone o ti ritrovi su un palco di fronte ad un pubblico numeroso e attento si hanno picchi di gioia immensa. Ti senti risollevato. È bellissimo poter dire: “che pezzo! L’ho scritto io!”. Quando si lavora per un’azienda, non si è l’azienda: un successo o un fallimento della medesima non ti toccano direttamente. Se qualcuno, invece, mi dicesse che non gli piace la mia musica, è come se affermasse che non gli piaccio io stessa. Se uno mi confessasse: “Ah! I tuoi pezzi! Non hai idea come mi riempiono il cuore”. È come se dicessero questo a me come persona. Per cui è un continuo altalenarsi di sentimenti…

Secondo te, l’arte/la musica possono cambiare il mondo?
Penso che nel piccolo sia possibile. Con piccoli messaggi con la propria musica si può spostare un po’ più avanti, un po’ più a destra o a sinistra il pensiero di un altro. E chi sa che un giorno…

Quali sono i tuoi progetti futuri?

È appena uscito il nuovo singolo in italiano. In settembre-ottobre, sarò in tour. Per l’inverno, stiamo organizzando per l’Australia dove ho già suonato due anni fa. Dopo di ché: anno nuovo, pezzi nuovi. Pian pianino mi preparo per il disco nuovo.

testo e foto di Emilio Esbardo

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