di Emilio Esbardo
Martedì 24 gennaio 2012 presso il club “Crystal” si è esibito, di fronte ad un pubblico attento e coinvolto, il gruppo musicale Giulia y los Tellarini. Il giorno precedente avevano già dato un “assaggio” della loro bravura nel locale italiano “Piatto Forte”, dove hanno interpretato quattro loro pezzi.
La band composta da membri di differenti nazionalità è conosciuta internazionalmente per aver composto la colonna sonora del film di Woody Allen “Vicky Cristina Barcelona”. Il gruppo è stato fondato da Giulia Tellarini, originaria di Treviso, cantautrice della band, insieme al fidanzato argentino Alejandro Mazzoni.
Giulia y los Tellarini hanno al loro attivo due Album “Eusebio” e “L’arrabbiata” ed hanno fondato un’etichetta indipendente dal nome “La Colazione”.
Subito dopo il concerto ho incontrato Giulia per intervistarla. È una ragazza simpatica e aperta, ha un bel viso, molto singolare, che mi ricorda tanto le cantanti jazz degli anni venti, che facevano furore nei locali di Parigi o della leggendaria “Berlino dei dorati anni ’20”. Associo, dal mio punto di vista, la loro musica anche a quel periodo.
Chi è Eusebio?
Eusebio è un vecchietto di 93 anni, che vive nel vecchio quartiere barcellonese “Gracia” e che ci ha conosciuto la notte che abbiamo registrato il brano “Barcelona”. Lui si dedica a fare dei ritratti di persone che non conosce per strada. Noi non sapevamo che titolo dare al nostro primo album. Lui era lì e mi ha fatto un ritratto quando abbiamo registrato la canzone che ci ha fatto conoscere al mondo, portandoci fortuna. Così abbiamo deciso di chiamare l’album “Eusebio”.
Il brano Barcelona è una visione idealizzata della città oppure rispecchia la realtà?
A dire il vero è una canzone d’amore che ho scritto per il mio uomo, con il quale sono insieme da nove anni. Con questa canzone è iniziato il nostro rapporto, è dunque una lettera d’amore.
Che tipo è Woody Allen?
Non è un uomo di molte parole. Non parla molto di sé. Ancora non potrei definirlo molto bene. Noi abbiamo lavorato per lui due volte, per due film e la cosa è stata molto rapida. Ci ha scritto quello che voleva e noi lo abbiamo realizzato.
Potresti raccontarci come sei entrata in contatto con lui?
Non sono entrata in contatto io, è stato il mio chitarrista. Ha lasciato una demo del nostro disco, a nostra insaputa, alla reception dell’hotel di Barcellona, dove alloggiava Woody Allen. Lui l’ha presa prima di andare al set ed ha ascoltato la musica. Poi un giorno a Berlino, dove mi ero da poco trasferita, in un Internet Cafè del quartiere di Kreuzberg, aprendo la posta mi sono ritrovata una e-mail della sua casa di produzione.
Che effetto ti ha fatto?
All’inizio non ci credevo. Pensavo che fosse uno scherzo di cattivo gusto. Poi però ho chiamato per telefono gli altri componenti del gruppo a Barcellona, che mi hanno svelato la geniale idea avuta del chitarrista.
Se dovessi descrivere brevemente il Jazz?
Intelligenza musicale… libertà ordinata…
E il tuo tipo di musica?
Ah… Boh…. Nostro… di Giulia y los Tellarinis… a dire la verità lo stiamo ancora cercando.
Ho letto in un’intervista che quando arrivi in una città ti piace sempre fare il giro per i mercati. Perché?
Perché il mercato è il quotidiano della gente. E poi perché io ci vado spesso a comprare la frutta e la verdura. Ed è così che mi rendo conto se è una città dove mi piacerebbe vivere: la frutta e la verdura sono molto importanti per me e che siano a buon prezzo pure.
Che cosa rappresenta il viaggio?
Scoperta, arricchimento, svelarsi a se stessi.
Tu hai avuto una vita avventurosa, leggendo la tua biografia, si viene a sapere che tuo padre era pilota e di conseguenza era sempre in giro per il mondo. Potresti raccontarci qualcosa al proposito?
Mio padre lavorava per le forze aeree militari. Io sono un caso strano, non sembro molto una figlia di militari. O forse sarà per questo che sono così matta. Però è grazie a lui e al suo lavoro che sono potuta crescere in Inghilterra, imparare l’inglese così presto e viaggiare molto.
Tu hai vissuto in tutte le capitali europee, quali ti hanno colpito di più e perché?
Penso che mi ha colpito molto Berlino perché non ho potuto vivere il ciclo completo in questa città. Ad esempio a Roma ho vissuto 5 anni, a Parigi 7 anni, a Barcellona pure 7, e poi a lungo a Londra e ad Amsterdam (oddio adesso si saprà quanto sono vecchia!). Berlino è una cosa abortita lì, dopo 10 mesi quando avevo bisogno di starci di più. È una capitale che mi affascina molto. A Parigi ho frequentato l’università, dove ho studiato Arte Drammatica alla Scuola Nazionale d’Arte Drammatica, un periodo molto importante della mia vita. Sette anni che mi hanno stretto molto a questa città.
C’è qualche aneddoto che vorresti raccontarci?
Ho vissuto in un camping, in una carovana per due anni, producendo io stessa l’elettricità, andandomi a procurare l’acqua e stavo nel quartiere più chic di Barcellona con tutta la vista sul mare.
C’è qualche desiderio che non sei ancora riuscita a realizzare?
Ci sono ancora molti desideri che non ho ancora avuto…
Ossia?
Non ho ancora avuto il desiderio di essere madre, non ho ancora avuto il desiderio di lasciare l’Europa, di diventare bionda. E molti altri ancora.
Potrebbe esserci un cosmo femminile all’interno di un brano musicale?
Sì sicuramente, ma oggi forse ci sono uomini molto più femminili di certe donne.
Com’è la situazione per gli artisti in Italia e soprattutto per le donne?
Io non lavoro molto in Italia. Lavoro soprattutto nel nord Europa e nell’est. Per quanto riguarda le donne ci sono delle artiste che stanno facendo un lavoro molto importante, molto bello come Elisa. Ci sono poi altri artisti che stanno facendo comunque un lavoro importante, che però non è così avanguardista, non sta innovando la situazione musicale.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Scrivere altre canzoni, vorrei scrivere una canzone su Berlino, perché mi è rimasta molto nel cuore. A me piacciono molto gli animali e ho intenzione di metter su un Cabaret Tropicale con il mio pappagallo che si chiama Lola e Romeo. La prossima estate viaggerò in giro per l’Europa con lui.
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